Gli facevano ressa intorno

Il valore del sacerdozio come imitazione di Cristo e immedesimazione nella sua passione per l’uomo.

V.D. Polenov, «Gli portarono i bambini», 1890-1900.

Il 21 giugno vengono ordinati sette nostri fratelli: un sacerdote e sei diaconi. Pensando a loro e al compito che sono chiamati a svolgere, mi tornano alla mente alcune pagine dei vangeli.

Sono quelle che ci mostrano Gesù attorniato dalla gente. Sono molte. Matteo parla di grandi folle che fin dall’inizio della sua predicazione cominciano a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. Subito, conferma Luca, la sua fama si diffonde in tutta la regione. Moltissime persone sono colpite dal suo insegnamento. Gesù spiega la Scrittura in un modo diverso, le sue risposte vanno sempre al cuore delle questioni. Per questo tutti ne fanno grandi lodi e la gente gli fa ressa intorno per ascoltare.

Molti cercano Gesù anche per le guarigioni che compie. Venendo a sapere ciò che fa, la gente si reca da lui, scrive Marco. Gli portano i malati o li mettono fuori dalle porte delle case, su dei lettini, aspettando che Gesù passi. Chi viene guarito, diffonde la notizia e ciò attira altre persone. Ad un certo punto la gente è così numerosa che è difficile avvicinarlo. Alcuni cercano perciò un contatto fisico usando l’inganno o la forza. Gli si gettavano addosso per toccarlo, racconta ancora Marco, perché da lui usciva una forza che sanava tutti, aggiunge Luca.

lo stesso bisogno che allora attirava le folle verso Gesù spinge oggi gli uomini a cercare i sacerdoti. Cercano qualcuno che li conduca a Cristo, che li metta in contatto con quell’energia buona che esce da lui.

Le giornate di Gesù sono spesso completamente occupate dalle richieste della gente. Fanno pressione per ottenere qualcosa: chi aspettando con pazienza, chi facendo valere la propria posizione sociale, chi contattando qualcuno degli apostoli. Per due volte Marco annota che la folla impedisce a Gesù e ai suoi discepoli di prendere cibo in pace.

Si potrebbe andare avanti a lungo. Questi racconti ci attirano. Ogni volta che li rileggo mi chiedo perché non mi stanco di contemplare Gesù mentre si spende in questo lavoro. Forse la risposta è semplice. In essi c’è qualcosa che viviamo anche noi: la necessità di vedere, di ascoltare e toccare Cristo. Ed è proprio questo che mi fa pensare ai sette nostri fratelli alla soglia dell’ordinazione: lo stesso bisogno che allora attirava le folle verso Gesù spinge oggi gli uomini a cercare i sacerdoti. Cercano qualcuno che li conduca a Cristo, che li metta in contatto con quell’energia buona che esce da lui. Anche noi infatti abbiamo bisogno di essere guariti, di essere perdonati, di ascoltare la sua parola.

La cerimonia delle ordinazioni sacerdotali è sempre un’esperienza di grande festa. La comunità cristiana si riempie di esultanza, quando Dio le dona questi uomini e ne fa dei canali della sua grazia. Il sacerdote è Cristo tra la gente di oggi. È mandato ad ascoltare tutti, a correggere, a confortare, a insegnare la verità che rende liberi, intercede per loro presso Dio. Custodisce e amministra il potere con cui Cristo libera gli uomini dal male e perdona il loro peccato. Ha il compito di renderlo presente nell’eucaristia, così che di nuovo la gente possa vederlo, toccarlo, vivere in comunione con lui.

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