Il mio segreto è molto semplice

Il 4 settembre papa Francesco ha canonizzato Madre Teresa di Calcutta: al centro della straordinaria esperienza della santa c’è la preghiera.

Mother Teresa of Calcutta prays during a religious service in Pescara, September 20, 1977, where she attended the National Eucharist Congress. (AP Photo/Gianni Foggia)

Quando Madre Teresa morì, le strade di Calcutta si riempirono di una immensa fiumana di gente. Il suo funerale fu un evento straordinario, quale l’India non viveva dalla morte di Ghandi. La cerimonia, trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo, fu seguita da milioni di spettatori. Gli stessi che solo qualche giorno prima, in quel settembre del 1997, si erano commossi davanti alle immagini di un altro funerale, quello di Lady Diana, la principessa britannica che era diventata amica della suora di Calcutta.

Madre Teresa era conosciuta ovunque. Aveva preso la parola davanti ai parlamenti di decine di stati, negli stadi, nelle sedi degli organismi internazionali. Davanti a tutti aveva annunciato Cristo presente nei più poveri dei poveri, aveva difeso la vita umana fin dal concepimento, aveva invitato ad amare e a perdonare i propri vicini. Il premio Nobel, ricevuto nel 1979, aveva sigillato l’ascesa inarrestabile della sua notorietà anche in ambienti lontani dalla Chiesa cattolica. L’amicizia con Giovanni Paolo II, l’espansione internazionale della congregazione delle Missionarie della carità, l’eroicità del servizio delle sue sorelle nelle periferie degradate di tutte le metropoli del mondo l’avevano tenuta per decenni al centro dell’attenzione.

Quando Dio possiede un uomo, accende in lui una luce senza eguali.

Eppure, chi la avvicinava di persona sentiva che la grandezza incomparabile di quella donna si trovava tutta nel suo intimo. «Il mio segreto è molto semplice: prego», diceva, indicando così una strada percorribile da tutti. «Attraverso la preghiera mi innamoro di Cristo. Ho capito infatti che pregarlo significa amarlo». La vera vita di Madre Teresa fu questo suo amore per Cristo.

Il giorno della sua professione solenne, piena di gioia perché si donava tutta al suo Sposo, gli promise di non rifiutargli mai nulla, di dargli tutto ciò che le avesse chiesto. Era l’aprile del 1942, Teresa aveva 32 anni. Fu una decisione consapevole e radicale. «Volevo dare a Dio qualcosa di molto bello», spiegò molti anni più tardi, «senza riserve». Questo evento così intimo, una promessa d’amore, fu la forza che sostenne l’eccezionale attività pubblica di Madre Teresa. «Per possedere Dio», scriveva, «dobbiamo permettere che ci possieda».

Le lettere che Madre Teresa inviò ai suoi padri spirituali durante gli anni della sua missione tra i poveri, pubblicate per la prima volta in occasione della sua beatificazione, testimoniano un dialogo continuo con Cristo. Un colloquio nascosto, segnato spesso da una nostalgia straziante per la vicinanza sperimentata nel periodo della sua seconda chiamata e poi quasi scomparsa. Da questo segreto travaglio d’amore nasce il fascino che emana dalla figura di questa piccola suora albanese, la singolare bellezza della sua persona.

«Si seguono gli uomini perché sono ricchi, perché sono potenti, e si può sperare qualcosa», diceva Divo Barsotti, ma «si va dietro ad altri per la loro bellezza che attira, la bellezza di Dio che rifulge nei santi».

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